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TESTA GRIGIA: L'ULTIMA GITA DELL'AGOSTO 2005

Il bivacco Ulrich Lateltin
I laghi Pinter
L'ovovia Champoluc - Crest
L'ovovia Crest - Ostafa
Salita a laghi Pinter e Colle Bettaforca da Ostafa
Salita a laghi Pinter e Colle Bettaforca via Crest - Cuneaz
Salita al Testa Grigia
Salita al M. Rothorn
Video

"Ci andremo quest'estate" ci siamo detti io e Marco mille volte nell'arco della primavera. Il Testa Grigia è sempre stato per me un target piuttosto ambito; montagna difficile, a sentire molti, con terreno pericoloso e rocce su cui doversi arrampicare. Per molti anni non me lo sono nemmeno sognato di provare a salirci, e l'aver incontrato una volta sulla cabinovia del Crest un ragazzo con una mano quasi squarciata da una roccia proprio del Testa Grigia non ha certo contribuito a rendermi sicuro di volerci andare.
Comunque le mie vacanze 2005 sono venute, sono state piene di belle camminate, e se ne sono andate, senza che questa benedetta montagna venisse raggiunta. A questo va aggiunto il fatto che già da qualche mese si parlava di girare una sorta di documentario con una parte proprio sulla salita al Testa Grigia.
Ultima chance: 29 agosto. Due giorni da passare a Champoluc, e le previsioni sembrano essere concordi: brutto sabato, miglioramento domenica, bello lunedì. Marco è ancora su, e quindi non sprechiamo l'occasione: lunedì sarà il nostro giorno.
Domenica il tempo sembra essere davvero così così; cielo parzialmente nuvoloso, calma di vento, Testa Grigia nelle nuvole tutto il giorno.
Lunedì mattina sveglia presto, e alle 8 siamo in cammino. Non so se siamo eroici o solo spilorci, comunque si parte da casa, niente funivia.
Quando arriviamo al Crest il tempo non sembra davvero bello come previsto, c'è già qualche nuvola in cielo, soprattutto sul versante di Gressoney.
Da Cuneaz il Testa Grigia ha già la punta coperta, e la base delle nuvole va abbassandosi. Sta di fatto che prima di arrivare in fondo al vallone abbiamo già ridimensionato la gita, rinunciando alla cima e fermandoci ai laghi Pinter. Accidenti, tanta attesa e quando finalmente siamo partiti il tempo ci rovina tutto. Va beh, saliamo ai laghi e fermiamoci lì.
Siamo già nella nebbia quando arriviamo ai Pinter, e non vediamo la sponda opposta del lago più grande. Un paesaggio suggestivo ma senza dubbio fin troppo conosciuto per me che sono cresciuto in pianura.
Marco si fa un panino come merendina, io mangio un pezzetto di cioccolato. Intanto qualche raggio di sole filtra dalle nubi, riscalda leggermente il terreno e la nebbia sembra alzarsi un po', tant'è che appare anche il Colle Pinter. "Andiamo fino al colle, poi vediamo". Dai laghi il passo è breve, dieci minuti o poco più. Quando ci arriviamo il colle è di nuovo nella nebbia, ma decidiamo lo stesso di proseguire fino al bivacco. Non sembrano nuvole cariche di pioggia, probabilmente non rischiamo niente se non di trovarci senza visibilità. Peccato, perchè a quanto si dice dovrebbe meritare davvero, ma l'autunno si avvicina, e sappiamo che la neve potrebbe impedirci la salita nelle prossime settimane. Si va avanti.
La prima parte non è difficile; Massi aveva tentato un giorno da solo, ma si era bloccato in un punto per la paura del terreno friabile inclinato verso il precipizio; sono preparato alla cosa ma quando arrivo su e sono sicuro di aver superato quel punto non riesco proprio a capire quale fosse. Finita la parte erbosa il sentiero è un po' tutto uguale, terriccio e sassi instabili. Un punto da superare con una piccola arrampicata, e faccio la stupidaggine di sforzare l'anca destra, che mi farà male fino al giorno dopo.
Marco parlava di un tratto, prima di arrivare in cresta, formato da una specie di imbuto ripido con rischio di piccole frane causate da chi precede; in effetti il punto non è proprio il massimo della sicurezza, ma lo passiamo senza provocare smottamenti. Intanto i minuti di ripresa aumentano, e scatto parecchie foto per questo sito.
Al di sopra dell'imbuto un'area pietrosa con scarsa pendenza ci porta finalmente sulla cresta. La valle di Gressoney è immersa nelle nuvole, non si vede un gran chè, ma riconosco Stafal e il lago Gabiet.
Abbiamo leggermente sbagliato strada nell'ultimissima parte, ma siamo comunque sul sentiero tra il bivacco e la cima; svoltiamo a destra e in pochi minuti raggiungiamo il Lateltin. Per me è già un traguardo, un posto nuovo.
Siamo nella nebbia, la temperatura è accettabile e non c'è vento; ne approfittiamo per pranzare, con la comodità di un vero tavolo. Intanto arrivano anche due escursionisti di lingua tedesca, sembra che intendano fermarsi per la notte.
Finito il pranzo decidiamo di partire per la cima. Non è lontana, ce la voglio fare. Marco c'è già stato più volte, quello nuovo sono io.
La nebbia ci accompagna sulla cresta; la visibilità è di qualche decina di metri ma non rende problematica la salita. Non ci sono bivi.
Arrivati in prossimità della cima iniziano le roccette, poi i tratti attrezzati. La cengia esposta a est è spettacolare, ma posso ben capire che alcuni ne abbiano paura. Bisogna veramente farci attenzione; proseguo con cautela non senza occuparmi di documentare in video il cammino.
L'ultima parete, quella con il cavo d'acciaio, è micidiale, sdrucciolevole ed esposta, ma si sale abbastanza velocemente, sempre con attenzione. Ed ecco finalmente la cima, la tanto attesa cima del Testa Grigia. Siamo a 3314 metri e a dire il vero non si vede un tubo, ma è comunque con gioia che suono la campana del CAI di Parabiago. Bingo! Altra vetta conquistata! Sarà poi compito mio tornarci con una giornata più adatta...

Hanno partecipato alla spedizione sul Testa Grigia del 29 agosto 2005:

Escursione 20 "Piccole storie quotidiane"