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DIARIO DEL RUTOR

Diario del Grand Assaly
Foto panoramiche

27 giugno - 3 luglio: organizzazione e preparativi.

L'idea del Rutor non mi era mai passata per la testa finchè, al ritorno da un giretto tra la Punta Valfredda, la Valnera e i Laghi di Estoul, la cosa mi è stata proposta da Lauretta e Giovanni. Contrariamente a quanto faccio di solito, però, ahimè la risposta è stata: "non posso, sono a Milano per lavoro". Mannaggia al lavoro... Nei giorni immediatamente successivi qualcosa però cambia; dell'impegno di lavoro ho la rara occasione di "disinteressarmi" e così eccomi dopo parecchi mesi a infilare i ramponi, la picca, l'imbrago, il sacco letto e tutto l'occorrente nello zaino. Non ho trovato nessun tracciato da caricare nel GPS, ne faremo a meno; in compenso ho almeno le coordinate di rifugio e vetta. La via scelta è una delle classiche dal rifugio Deffeyes, per la precisione quella sul lato est del ghiacciaio (l'altra si snoda in posizione più centrale); i giorni domenica 4 e lunedì 5 luglio (cosa opportuna per non trovare strapieni rifugio e ghiacciaio); le previsioni buone - meglio lunedì, che è poi il giorno che ci serve -, la voglia di andare zero. Eh sì, ma per me è sempre così il giorno prima di partire... dev'essere lo spirito poltrone che viene fuori con la vecchiaia! Ma mi conosco e so che appena iniziato il sentiero inizio a gasarmi. Tutto nella norma quindi. Ah no: l'allenamento quest'anno è un po' fuori dalla media, e purtroppo verso il basso. Mettiamo in conto di soffrire un po'. Dal rifugio riportano ghiacciaio in condizioni, ma temperature molto alte: dovremo partire presto per il Rutor, in modo da essere giù prima che faccia esageratamente caldo.
Parzialmente fuori parametro c'è anche il peso dello zaino, perchè ho deciso di salire con le scarpe leggere fino al rifugio, per cui gli scarponi inevitabilmente vanno a pesare sulle spalle, ma è una scelta valutata a tavolino, un patto tra male ai piedi e male alle spalle.
Tornando al racconto dell'operazione, l'appuntamento è alle 13.15 a Verres; da lì andremo con una macchina sola a La Joux e seguendo l'Alta Via n. 2 guadagneremo il Deffeyes. Cammino previsto: 3 ore.

4 luglio: ritrovo e avvicinamento.

Foto 1 - Prima parte di salita.
Foto 2 - Molto verdeggiante la parte alta del vallone.
Foto 3 - Arrivo al Deffeyes.
Foto 4 - Panoramica al tramonto verso il Ghiacciaio del Rutor.
Foto 5 - Neutralizzati i rumori molesti, finalmente si può dormire!
Foto 6 - In cammino verso il ghiacciaio, il cielo è finalmente sereno...
Foto 7 - ... e possiamo ammirare tutta la zona alle prime luci dell'alba.
Foto 8 - Avvicinamento al ghiacciaio.
Foto 9 - In marcia sul ghiacciaio, mentre il sole illumina il Bianco.
Foto 10 - A due passi dalla cima!
Foto 11 - Il panorama a nord dalla Testa del Rutor.
Foto 12 - Foto ufficiale di vetta.
Foto 13 - La cresta est.
Foto 14 - Il lungo ritorno su ghiacciaio.
Foto 15 - La lingua terminale del Ghiacciaio del Rutor.
Foto 16 - Rifugio in vista.

Con un paio di minuti di ritardo arrivo a Verres nel punto concordato; Lauretta e Giovanni non ci sono ancora, stanno tardando per via del traffico, ma poco male. Al loro arrivo trasbordo lo zaino da loro e partiamo per La Joux.
Inizio della marcia alle 14.40; sentiero completamente sconosciuto per noi ma ben tracciato (è pur sempre un'Alta Via). La valle è verdeggiante (foto 1 e 2) e molto ricca di acqua; le cascate del (torrente) Rutor sono famose e a quanto vediamo molto turistiche, soprattutto la prima che è a 15 minuti di cammino dal parcheggio. Il cammino in questione è comunque lunghetto; il dislivello preventivato, di circa 900 metri, cresce con qualche saliscendi, e soprattutto... diciamo che non sono un amante delle mulattiere a gradoni, che mi stancano oltre il lecito. Benchè le cime siano nelle nubi, in valle il sole scalda fin troppo: un bel caldo umido da Pianura Padana, che non facilita certo la salita. Mi ricorda un po' il cammino per il Cravetto da Issime con Massi nell'agosto del 2009, in avvicinamento alla Becca di Vlou: una sauna.
Arriviamo comunque al rifugio dopo 2h20 lorde di cammino (foto 3), comprendenti qualche breve pausa per osservare le cascate e bere strada facendo, giusto in tempo per veder cadere le prime gocce di pioggia: prime di poche, comunque. Ma ormai siamo arrivati.
Prima di cena abbiamo modo di farci spiegare il percorso da seguire, sia per l'avvicinamento al ghiacciaio che per la salita. Scartiamo l'idea più accreditata fino a quel momento, ovvero la via sulla sinistra (destra orografica) del ghiacciaio, e optiamo per il percorso "centrale", meno roccia/neve e più ghiaccio. Dovrebbero esserci tracce evidenti, tra sabato e domenica al rifugio ci sono state 80 persone ed è lecito supporre che almeno alcune di queste avessero come meta il Rutor.
Continuiamo a guardare verso la cima, ma questa rimane nascosta nelle nubi (foto 4).
Il rifugio è semivuoto; noi saremo in una stanza da 12 con altri 4 finlandesi. A letto alle 10, ma quando arriviamo in camera (mai che andiamo a dormire prima del tempo, noi...) uno dei nordicissimi compagni di stanza sta già russando come un vecchio motore diesel. Come di consueto mi dedico un po' all'ascolto della musica prima di (cercare di) dormire, ma sono passati solo 20 minuti quando uno scrollone di Lauretta mi riporta al mondo reale dal silenzio delle cuffie isolanti del Walkman X1050: "Qui non si può dormire, andiamo nello stanzone di sopra!". Effettivamente una volta tolti gli auricolari mi trovo immerso in una segheria in Dolby Surround; facciamo su armi, bagagli, sacco letto e cuscino e mettiamo in atto la fuga strategica verso lo stanzone più grande, che è completamente vuoto (foto 5), e dove troviamo il necessario silenzio nonostante l'energico russare eccheggi per le scale!

5 luglio: la salita.

Come capita sempre non dormo un gran chè, tra i progressivi avvoltolamenti nel sacco letto e l'affannosa ricerca dell'equilibrio termico tra il "dentro" troppo caldo e il "fuori" troppo fresco (in 3 non si scalda una stanza da 26). Ma non c'è comunque molto da dormire, la sveglia è alle 3.45. Colazione alle 4, e poi via verso il ghiacciaio. Tempo di salita previsto: 4h-4h30'. Ovviamente al momento di uscire è ancora buio pesto, ma fortunatamente sereno (le previsioni erano giuste); ci vestiamo adeguatamente perchè fuori fa... caldo?? 10 gradi alle 4 del mattino a quasi 2500 metri? Impossibile non pensare al ghiacciaio-sorbetto che troveremo scendendo...
Ore 4.40: partenza dal rifugio alla luce delle frontali, mentre un lieve barlume di luce inizia a disegnare le sagome delle vette circostanti (foto 6 e 7 ). Il sentiero, finchè c'è, è OK, ma non c'è abbastanza luce per vedere gli ometti, così ci troviamo a ravanare un pochino lungo la morena terminale per trovare il punto migliore per scendere sul ghiacciaio, alla ricerca anche di tracce che non troveremo (foto 8).
Comunque, a poco più di un'ora dalla partenza, compreso il tempo per legarci, siamo finalmente sul Ghiacciaio del Rutor, nel punto in cui ci sembrava essere il più praticabile. Bello crepacciato, a quanto avevamo già visto girando intorno alla testata. La pendenza non è eccessiva; saliamo voltando le spalle al Bianco (foto 9) e aspettando che la nostra meta appaia dalle gobbe. La temperatura in cammino è tutt'altro che bassa. Ad un tratto appaiono le tracce, semicancellate da fusione e rigelo, di chi è salito il giorno prima.
Io mi stanco però troppo velocemente, sarà anche colpa della salita al rifugio con zaino pesante, ma non mollo. Il percorso è in gran parte in moderata salita, con punti in piano e altri più ripidi; non ci sono difficoltà tecniche ma perdiamo ben presto il conto dei crepacci - in superficie apparentemente piccoli, o comunque scavalcabili - che superiamo in tutta fretta (del resto ci sono parecchi cambi di pendenza).
Per chi è abituato al versante sud del Rosa, trovarsi su ghiacciaio a quote pari o inferiori allo Zerbion e al Facciabella appare insolito.
Sfilano le sagome della Grande Assaly, delle Vedette del Rutor e di tutte le altre cime che fanno da contorno a questo grande ghiacciaio (Wikipedia suggerisce 920 ettari), fin quando, lasciata a destra a distanza di sicurezza l'ultima spettacolare seraccata, appare la vetta della Testa del Rutor, la nostra meta. A parte la cresta est è evidente la traccia che - più ripida - sale direttamente alla vetta, e decidiamo di seguire quella.
Lauretta come sempre tira come un treno, ma questa volta sono io che non riesco a starle dietro! Ho proprio le gambe cotte, e devo richiedere un paio di brevi time-out per riprendermi un attimo, l'ultima di queste sulla rampa finale quando, in vista ormai della statuetta di vetta (foto 10), non ne ho veramente più.
Alle 8.41 siamo in vetta, dopo 4 ore dalla partenza dal rifugio (circa 3h30' di cammino effettivo): nonostante la lenta palla al piede (io) siamo ampiamente nei tempi previsti. La giornata è splendida e non so elencare tutto ciò che vediamo intorno... a parte il "nostro" Ghiacciaio del Rutor (foto 11), che abbiamo appena lasciato, e dal lato opposto la Valgrisenche sotto i piedi, posso citare il Monte Bianco, le Grandes Jorasses, il Grand Combin, il Velan, e più lontani il Cervino e il Rosa, e poi la Grivola... insomma, non è certo la quota più alta che abbiamo mai raggiunto, ma lo spettacolo è grandioso. Purtroppo non abbiamo la possibilità di godere a lungo di tutto ciò, perchè fa caldo e non ci vuole molto a immaginare cosa stia per succedere alla parte bassa del ghiacciaio (che si spinge fino a circa 2600 metri): i canali scavati nel ghiaccio dall'acqua di fusione erano ben evidenti.
Foto di vetta ufficiale con panorama di Bianco e Jorasses alle 9.04 (foto 12).
Dopo aver bevuto e soprattutto essermi in parte rifocillato non sono proprio come nuovo ma comunque pronto a ripartire; questa volta scenderemo lungo la cresta (foto 13) (ghiaione con roccette parzialmente innevate, una gran rottura...) fino ai ruderi della Capanna Deffeyes, e da lì ci riuniremo al percorso di salita cercando di toglierci dal ghiaccio più in fretta possibile. La discesa non riserva sorprese nè difficoltà, e procediamo velocemente anche se la perdita di quota è diluita in svariati chilometri (foto 14); dopo meno di 2 ore - intorno alle 11 - siamo sulla morena, liberi da cordame e ferraglia varia, intenti ad osservare le "grotte" scavate nella testa del ghiacciaio, e rendendoci conto che gli ultimi due metri di ghiaccio, su cui siamo passati sia all'andata che al ritorno, sono sospesi nel vuoto! Ok, la caduta sarebbe stata di un metro, ma con tuffo finale tra acqua gelata e sassi.
Durante l'allontanamento dal ghiacciaio possiamo valutare le condizioni dei suoi crepacci (foto 15).
Per tornare al rifugio, ripetizione al contrario del ravanage della mattina e poi sentiero (foto 16): 12.31, zaino appoggiato contro le panche del Deffeyes e gran bevuta, ampiamente meritata e giustificata dalle temperature decisamente al di sopra della media.
Non avendo alcuna fretta di ripartire, ce la prendiamo comoda, con un'oretta di pausa di fronte al rifugio, e le varie operazioni preliminari come piegare il sacco-lenziolo precedentemente appallottolato, rifare lo zaino in modo da farci stare tutto (curioso osservare come, se preparato a casa, nello zaino stia sempre più roba), cambiare scarpe e cose di questo genere. Foto del ghiacciaio dal rifugio, finalmente al sole: giornata nettamente migliore della precedente, siamo stati fortunati.
Ripartenza intorno alle 13.50; interminabile il ritorno a La Joux, con maledetto sentiero a gradoni (come abbiamo fatto a metterci 2 ore a salire??)... ma almeno condito con la visitina alle tre bellissime cascate e la rituale ristoratrice immersione dei piedi nel (gelido) torrente in un punto tra la I e la II cascata.
Arrivo al punto di partenza alle 16.30 circa, e liberazione delle spalle doloranti dal peso dello zaino che ormai aveva decisamente superato da un pezzo il limite della sopportazione.
Da lì, ritorno a Verres dove io riprendo la strada di casa e Lauretta e Giovanni torneranno a Brusson.
Commento a freddo: splendida salita, percorso non impegnativo ma lunghetto che personalmente ho affrontato con scarso allenamento uscendone non propriamente fresco come una rosa, ma un altro colpo messo a segno!!

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